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     Una nuova rubrica di NPG

    PAROLE ADOLESCENTI

    Virginia e il professore

    2. Adolescenza,

    confusa e bellissima

    (adolescenza: da “adolesco”, in latino “crescere”)

    Virgi rubricaCaro Prof,
    mi sono presentata, ora le presento (o ricordo) l’adolescenza.
    (Di passaggio, La ringrazio per la risposta. A dire il vero poi mi sento un po' "presuntuosa" a parlarle di una realtà con cui certamente ha contatto ogni giorno, e che ha imparato a conoscere e a trattare con essa nel quotidiano della scuola... ma chissà che anche questa "presunzione" non faccia parte dell'età in cui sono entrata!).
    Adolescenza, dunque: età di transizione e cambiamento, delle prime gioie e tristezze, dove non ci sentiamo (e non vogliamo sentirci) né piccoli né grandi. Leopardi dice:

    Cotesta età fiorita
    È come un giorno d'allegrezza pieno,
    Giorno chiaro, sereno,
    Che precorre alla festa di tua vita

    paragonando l’adolescenza al sabato di preparativi per la festa dell’indomani. Così avverto e mi figuro l’adolescenza: periodo di preparativi per l’età adulta (e con il rischio di viverla "di corsa"), età in cui nascono i sogni che domandano di essere inseguiti, in cui nasce l’amore qualunque cosa esso sia, età in cui nasce la curiosità che verrà poi rimpiazzata dalla conoscenza e dalla cultura, in cui nascono la fragilità e la forza, età in cui abbiamo più bisogno degli altri e quella in cui vogliamo fare tutto per conto nostro, senza aiuti.
    È davvero difficile spiegarla. È difficile spiegare la confusione che si prova quando si prova qualcosa per la prima volta. Ad esempio, quando per la prima volta ci si rende conto di avere un vero amico, o quando per la prima volta ci si rende conto che chi consideravamo un vero amico non lo è in realtà. La prima volta che si litiga con i genitori senza motivo, quando si sente il bisogno di farlo e basta. E ci sono tantissime altre occasioni in cui la confusione ha la meglio su di noi. Questa confusione è ciò da cui nascono le mille domande che ci passano continuamente per la testa. Domande insolite, talvolta considerate “stupide” dagli altri (anche se sono dell’idea che l’unica cosa stupida sia non porsi alcuna domanda. E non sa quanto mi fa rabbia sentire un adulto sbarazzarsi facilmente di esse - e di noi -, con la frase condiscendente: sono cose da adolescenti, passeranno!). Sono domande a cui gli altri tante volte non sanno dare risposte adeguate, perché le vere risposte devono essere provate sulla pelle, così come sono le domande: solo così possono essere comprese e diventare patrimonio di vita.
    È bello e importante andare alla ricerca di se stessi, ed è ancora più bello trovarsi, capire chi si è e chi si vuole essere. Capire dove si vuole arrivare e fissarsi degli obiettivi. È proprio per questo (e non solo perché la sto vivendo adesso) che sento l’adolescenza come l’età più importante della vita: perché è proprio in questo periodo che si decide cosa fare, e soprattutto "chi" essere.
    Però non è affatto facile. Spesso ci capita di non trovare noi stessi e di sentirsi persi. Questo suppongo accada quando qualcun altro (genitori, professori, coetanei…) ci dice – ci "impone" – chi dobbiamo essere e chi no. Sono dell’idea che solo scegliendo la propria strada da soli si può trovarla. Questo per dire che a volte conviene essere una “cattiva ragazza” e non ascoltare troppo i consigli altrui per poter godere appieno degli insegnamenti che l’adolescenza ci trasmette e per poter vivere interamente questa difficile ma affascinante, unica avventura.
    Già... allora gli adulti... a che servono? Come possono essere di aiuto, se ci vogliono davvero bene? E poi magari non ci danno consigli per essere quello che loro non sono riusciti a diventare? Ma qui magari lascio a Lei la risposta...
    Concludo riprendendo gli ultimi versi della poesia già citata: non so per gli altri, ma per me sono significativi e mi dicono veramente qualcosa che sento vero, che auguro a me e ai miei amici:

    ... la tua festa (la maturità)
    Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

    (Giacomo Leopardi, Il sabato del villaggio)

    PS. Ho parlato dell'adolescenza come se la vivessi da tanto tempo, come se fosse un'esperienza collaudata... e invece sono solo all'inizio.
    È che le novità che vivo sono così tante e impetuose che mi sembra di viverle già da tanto!

    Virgi

    marcoCarissima Virgi,
    è sempre un piacere leggere le tue riflessioni, originali e allo stesso tempo simili a quelle di tanti tuoi coetanei. Con te devo stare attento, però, non vorrai mica rubarmi il mestiere, citando Leopardi? Bravissima, fa’ pure, c’è sempre bisogno nella vita di un adulto di almeno un adolescente che gli ricordi di non fermarsi, di mettersi in gioco ogni giorno, di continuare a sognare. Noi ce lo dimentichiamo facilmente, così come abbiamo cancellato a tal punto la nostra adolescenza che la vostra ci appare come una novità ingestibile. A proposito di Leopardi, tra le sue “Operette Morali” (che ti invito a leggere…non tutte insieme!), che umanizzano in modo fantastico per esempio la natura, la morte, la luna, l’anima, ne manca una dal titolo “Dialogo di un Adolescente e dell’Adolescenza”; qui l’Adolescenza potrebbe lamentarsi di essere allo stesso tempo amata e temuta da chi la sta vivendo e da chi l’ha vissuta, cioè vive “confusa e felice” per dirla con la mia conterranea “cantantessa” Carmen Consoli. Pensaci, potresti scriverla tu questa nuova operetta! Dinanzi alle tue riflessioni molti direbbero in modo sbrigativo “coraggio, fra un po’ passa tutto”, senza capire che, mentre passa, per te ha il peso enorme di carrarmato sul cuore e sulla testa. Altri ti diranno semplicisticamente “ci siamo passati tutti”, ma per te è come se, dopo il carrarmato, ti passino sopra tutti questi altri marciando.
    Quando avevo la tua età, una volta ho posto una domanda sull’adolescenza ad un mio insegnante che mi ha risposto: «Lo capirai quando sarai più grande!». Dandomi una tale risposta imperativa, senza motivazioni, senza una prospettiva ed effettivamente superficiale, non ha ottenuto un grande effetto, se non quello di farmi decidere di non porre più questa domanda ad un adulto. In realtà, un’altra volta feci una domanda simile ad un altro docente e la risposta fu un po’ più impegnativa: «Quando sarai più grande ne parliamo, te lo prometto, per ora non puoi capire». Rividi da adulto quel docente, ormai in pensione, che non si ricordò della sua promessa, chissà a quanti e quante volte l’aveva fatta, e sinceramente non si ricordò neanche di me! Tu, Carissima Virgi, meriti di più e di meglio, e cioè un ascolto attento e senza rimandi, perché domande come queste possono dare vita e respiro. Soprattutto non ti stancare di porle a te stessa e agli adulti, non ti stancare e non lasciarti stancare dalle nostre risposte generiche e vaghe.
    Tu chiedi a “che servono gli adulti”, “come possono essere d’aiuto”, “ci vogliono davvero bene”? I grandi serviamo un po’ come lo specchio in cui ti guardi prima di uscire: se non ti piaci, fai in modo di piacerti, ti migliori, cambi qualcosa, cosa che non riusciresti a capire senza specchiarti; tu ti specchi negli adulti e gradualmente, per tentativi, per errori, scegli chi e come vuoi o non vuoi essere. Attenzione, però, come uno specchio – anche se ciò che osservi non ti piace – non va rotto (e non per superstizione!), perché, pur in frammenti, la tua immagine resterebbe la stessa, allo stesso modo non va rotto il rapporto con gli adulti, poiché ciò che sarai dipenderà da quel continuo confronto visto che l’adolescenza è il tempo in cui, vivendo pienamente, ci si prepara all’essere grandi. Chi rompe lo specchio, cioè il rapporto, invece, anche alla mia età sarà ancora adolescente e, ahimè, quanto continua a soffrire e a far soffrire. Insomma, ogni tanto abbraccia il tuo specchio, vale più di molte parole!
    Infine, ti confido che ho trovato un prof. (forse più di uno) che mi ha salvato l’adolescenza, che ha saputo dirmi al momento giusto «tu vali!», che ha ispirato i miei sogni tanto da fargli prendere la forma di un progetto di vita; ho avuto pure la mia famiglia accanto che ha creduto in me e mi ha lasciato andare tante volte in silenzio, senza impaurirmi, con poche raccomandazioni, ma solo le semplici parole «ci fidiamo di te!».
    Infine, ho incontrato educatori che, quando ancora avevo la tua età, in oratorio, mi hanno affidato la cura dei bambini per i giochi e per lo sport, e l’anno dopo mi hanno proposto il volontariato tra i poveri, gli anziani e le persone senza dimora, dicendomi solamente «noi ci siamo!». Tutto ciò e molto di più, lo auguro anche te, carissima Virgi, ma non come è accaduto a me, bensì nel modo tutto speciale e originale che tu sogni e che per te è sognato.

    Sii felice! Un abbraccio.
    Tuo prof. Marco Pappalardo


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